Guardando
alle quote, nel mercato della IV gamma la marca appare in netta difficoltà. Le
private label, qui, dominano. Ma la stessa cosa succede in altre categorie: le quote
di mercato delle Private Label aumentano quasi ovunque.
Cosa può
fare l’industria di marca per reagire a situazioni come questa?
Ecco tre
idee:
1) studiare e ristudiare il consumatore per
rimodellare l’offerta
La crescita
della Private Label, oltre che testimoniare l’ottimo lavoro svolto dai
retailers, indica che il consumatore percepisce sempre meno valore aggiunto
nell’offerta di marca. E quindi non è disposto a spendere di più per la marca
stessa. Ma perché? Indagare in profondità nella mente dei consumatori, con
tutti gli strumenti che la ricerca di mercato offre oggi, può fornire
all’industria di marca spunti utili per capire a cosa il consumatore attribuisce valore nella
categoria, e per ricostruire la propria offerta in linea con quello per cui il
consumatore è disposto a spendere di più.
2) investire per creare una marca più forte
Ogni
prodotto, anche se nuovo ed innovativo, può essere copiato nel giro di pochi
mesi. Una marca forte, invece, no. Una marca conosciuta, differenziata nella
sostanza e distintiva nella forma, che fornisce benefit razionali ed emozionali
rilevanti per chi compra, è unica ed inimitabile. Ed è in una posizione
difficilmente attaccabile da Private Label e concorrenti. Certo, costruire una marca forte richiede forti investimenti in comunicazione: ma il futuro,
probabilmente, sarà sempre più polarizzato da marche forti e Private Label. E
diventare più forti potrebbe essere la sola via che hanno alcune marche per
sopravvivere.
3) sperimentare nuove soluzioni per uscire dalla bagarre
A mali
estremi, estremi rimedi. Se la competizione con le Private Label sembra
impossibile, il consumatore pare indifferente a qualunque tentativo di
rivitalizzazione della categoria, e creare una marca forte richiede
investimenti fuori portata, è il momento di sperimentare soluzioni più creative.
Ad esempio, estendendo o riposizionando la marca in un segmento super Premium,
meno interessante per le PL; studiando e proponendo alla GDO operazioni di
co-branding in cui marca e PL coesistono; esplorando e puntando su nuovi canali
distributivi; potenziando le proprie vendite online; creando la propria rete
vendita di negozi monomarca. Insomma, mettendo in discussione lo status quo,
per arrivare a soluzioni impensate ed anche estreme
Certo, in Italia siamo ancora lontani dalle quote di mercato
che la PL ha in altri paesi; ed in molti mercati, diversi dalla IV gamma, la
marca industriale è ancora saldamente al primo posto.
Ma il futuro è segnato. Le Private Label continueranno ad
esistere ed, in molti casi, a crescere.
Perciò l’industria dovrebbe attrezzarsi in tempo, ragionando
strategicamente su come far coesistere la propria offerta con le Private Label,
in modo da far sopravvivere e crescere le proprie marche in un canale
distributivo di cui non può fare a meno, ma che di fatto si presenta sempre di
più come un competitor.
Il futuro del largo consumo è tutto da disegnare, e su questa
traiettoria di cooperazione e competizione con il trade si delineeranno i
futuri vincitori.
maurizio@pisanifoodmarketing.it
(articolo pubblicato su Distribuzione Moderna, Febbraio 2014)
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